Sanzioni contro la Russia: pro e contro ad agosto 2024

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Sanzioni contro la Russia: pro e contro. A chi fanno più male, aziende russe o aziende europee?

Premesso che la nostra attività è direttamente collegata alla Russia, così come quella dei nostri clienti che ci lavorano o vogliono lavorarci e che le sanzioni contro la Russia le affrontiamo quotidionamente, desideriamo chiarire che non siamo un’azienda filo-russa. Il nostro interesse primario è lo sviluppo delle vendite dei prodotti italiani sui mercati internazionali. E più efficientemente lo facciamo, maggiore sarà il profitto che riceverà il nostro cliente. Di conseguenza, l’opinione espressa in questo articolo non è un’analisi geopolitica del conflitto Russia-Ucraina, ma una riflessione su come le sanzioni contro la Russia influenzino le imprese italiane.

Premessa: opinioni ed effetti delle sanzioni, pro e contro

Sanzioni: effetti indesiderati

Ališer Usmanov (9° posto nella lista dei miliardari di Forbes Russia) ha affermato che le sanzioni contro la Russia sono “un errore colossale”.

Secondo lui, gli uomini d’affari russi “non influenzano il processo decisionale del governo”, ma creano società transnazionali e investono all’estero. Ora, a causa delle sanzioni, investono principalmente solo all’interno del proprio Paese.

Usmanov sostiene che le sanzioni sono dannose per tutti, ma che colpiscono soprattutto gli europei. Ha definito le restrizioni “un segno di impotenza” e ha osservato che, con il loro aiuto, sono stati raggiunti obiettivi opposti a quelli dichiarati.

Sanzioni: effetti desiderati

Le imprese industriali russe potrebbero fallire e interrompere la produzione a causa dell’incapacità di acquistare importanti materie prime chimiche all’estero. 20 grandi aziende russe, tra cui rappresentanti dell’industria automobilistica, imprese di costruzione e produttori di elettrodomestici, hanno espresso tale preoccupazione in una lettera al governo inviata il 22 agosto 2024. Hanno dichiarato che, a causa delle sanzioni dell’UE, in Russia si sono fermate le forniture di polimetilenefenil isocianati, utilizzati nella produzione di schiume poliuretaniche, sigillanti, pavimenti autolivellanti, tubi, componenti di frigoriferi e ricambi per auto. Per questo materiale, le imprese dipendono al 100% dalle importazioni, riferisce RBC.

Sanzioni: numeri

Nel giugno 2024, il fatturato commerciale mensile tra Russia e Unione Europea è stato inferiore a 5 miliardi di euro per la prima volta dall’autunno 1999.

14° pacchetto sanzioni Russia export russo

L’effetto opposto delle sanzioni: come le azioni contro la Russia si sono rivelate contro l’UE

Le aziende italiane che hanno collaborato con la Federazione Russa e i cui beni o clienti sono stati soggetti a sanzioni stanno subendo perdite colossali.

Vediamo gli effetti collaterali:

  • Le sanzioni hanno spinto la Federazione Russa a sviluppare produzioni e tecnologie precedentemente dipendenti dalle importazioni. Sì, questo processo è lungo e costoso, ma la Russia sta già seguendo questa strada, dedicando tutti i suoi sforzi alla copia, allo sviluppo e all’implementazione. Adesso in Russia tutto è complicato: la produzione si ferma, c’è un’enorme carenza. Ma gli imprenditori russi non si fermano e non si piangono addosso. Stanno lavorando attivamente alle alternative e, molto probabilmente, le troveranno presto. L’imprenditoria moderna russa è sempre stata e rimane molto attiva e tra pochi anni il PIL russo ricomincerà a crescere.
  • La partenza delle società straniere e le contromisure del governo russo hanno fatto sì che una parte significativa degli investimenti esteri e dei beni mobili e immobili delle società straniere che hanno lasciato la Russia sia passata nelle mani di imprenditori e funzionari russi a prezzi stracciati (Shell, OBI, Mondi, IKEA, McDonalds, Renault, Nokian etc.). Anche la Cina, ad un certo punto, ha ottenuto un risultato simile, rilevando la quota estera delle società cinesi. Per la Russia, il costo della questione si è rivelato molto inferiore. Di conseguenza, le aziende estere che hanno investito nell’economia russa hanno subito perdite significative a causa dell’accesso limitato ai propri beni o della vendita forzata delle attività a prezzi ridotti.
  • Le nicchie liberate in uno dei mercati più grandi del mondo, un tempo occupate da aziende europee e italiane, sono state occupate da aziende dei cosiddetti paesi amici (Cina, India, Turchia, ecc.). Le imprese russe sono costrette a sviluppare la cooperazione con fornitori alternativi e ad abituarsi a questi mercati. Se la situazione geopolitica non cambierà nel prossimo futuro, entro un paio d’anni i prodotti europei non saranno più necessari.
  • Rallentamenti nei pagamenti, aumento dei costi della logistica, controlli eccessivi in dogana e frontiera per l’export in Russia dei prodotti italiani non sanzionati.
  • Rischi per le aziende italiane che non sanno prottegersi e gestire i rischi delle esportazioni tramite paesi tezi di prodotti sanzionati.
  • Aumento dei costi energetici: i vincoli sulle forniture russe di gas e petrolio hanno portato a forti aumenti dei prezzi dell’energia in Europa, aumentando i costi di produzione per le imprese europee.
  • Interruzione della catena di approvvigionamento e riorganizzazione della logistica: le sanzioni e la risposta della Russia hanno interrotto le catene di approvvigionamento internazionali. Per le aziende italiane il cambiamento forzato nelle catene di fornitura e la ricerca di mercati alternativi hanno richiesto costi e tempi, rendendo più difficile fare business.
  • Deflusso di capitale russo dall’UE, riduzione degli investimenti, rimpatrio del capitale delle aziende russe situato all’estero.

Naturalmente, le sanzioni contro la Russia come strumento di pressione non vanno sottovalutate

  • Pressione economica: le sanzioni hanno portato a un significativo rallentamento della crescita economica della Russia, a una riduzione degli investimenti e a un accesso limitato ai mercati finanziari internazionali.
  • Inflazione e svalutazione del rublo: le restrizioni alle importazioni e alle esportazioni, soprattutto nel settore energetico, hanno portato a un aumento dell’inflazione e alla svalutazione del rublo, con conseguenti effetti negativi sul potere d’acquisto della popolazione.
  • Isolamento dalla tecnologia internazionale: le sanzioni hanno limitato l’accesso alle tecnologie avanzate, soprattutto nei settori high-tech come petrolio e gas, rallentando lo sviluppo di queste industrie.
  • Ristrutturazione economica: la Russia è stata costretta a riorientare la propria economia verso il mercato interno e verso paesi in via di sviluppo come Cina e India, cambiando la struttura delle relazioni commerciali.
  • Fuga di capitali ed emigrazione: le sanzioni hanno provocato un significativo deflusso di capitali dal paese e hanno aumentato l’emigrazione, soprattutto tra gli specialisti altamente qualificati.
  • Consolidamento politico ed economico: in Russia si assiste a un aumento del potere e dell’economia, con un maggiore controllo governativo sui settori strategici.
  • Crescita delle importazioni parallele: per compensare la carenza di beni occidentali nel paese, le importazioni parallele sono aumentate, portando all’emergere di schemi di offerta grigia e all’aumento dei prezzi.
  • Indebolimento dell’influenza internazionale: il declino dell’attività economica e finanziaria sulla scena internazionale ha indebolito l’influenza della Russia sulla politica e sull’economia mondiale.

Questi effetti dimostrano che le sanzioni hanno avuto un impatto significativo sull’economia e sulla vita sociale della Russia, ma hanno anche portato all’adattamento e alla ristrutturazione delle strategie economiche e politiche del Paese.

Alla lunga, valutando gli effetti delle sanzioni dell’UE contro la Russia, è difficile dire chi soffrirà di più.

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