Russia – Ucraina: nella speranza della pace. Riassunto del summit globale per la pace a Bürgenstock, in Svizzera
Al vertice sul conflitto Russia – Ucraina tenutasi a Bürgenstock hanno partecipato 101 delegazioni (rappresentanti di Stati e organizzazioni internazionali) delle 160 invitate. La Russia non è stata invitata, la Cina ha preferito non inviare nessuno.
Il numero dei sostenitori del comunicato finale del vertice sull’Ucraina in Svizzera è sceso da 80 a 78. Dalla lista sono stati cancellati l’Iraq e la Giordania, il motivo non è stato specificato.
Sale a 15 il numero di coloro che si sono rifiutati di firmare il documento. Tra questi, oltre a Iraq e Giordania, ci sono Armenia, Bahrein, Brasile, Vaticano, India, Indonesia, Colombia, Libia, Messico, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Tailandia e Sud Africa.
Inoltre, il comunicato è stato firmato, tra gli altri, da Moldavia, Turchia, Serbia e Ungheria.
Il comunicato della conferenza sul conflitto russo-ucraino in Svizzera riporta tre punti della “formula di pace” che Kiev promuove:
- Le centrali nucleari ucraine, in particolare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, devono operare sotto il controllo dell’Ucraina e sotto la supervisione dell’AIEA;
- I prodotti agricoli ucraini devono essere forniti in modo sicuro e gratuito ai paesi terzi interessati. L’accesso dell’Ucraina ai porti sul Mar Nero e sul Mar d’Azov deve essere ripristinato;
- Tutti i prigionieri di guerra di entrambe le parti devono essere rilasciati mediante uno scambio completo e i bambini ucraini deportati in Russia devono essere restituiti in Patria.
In aggiunta, il comunicato rileva che per raggiungere la pace è necessario il dialogo tra tutte le parti in conflitto.
Posizione del Cremlino sulle condizioni di pace nel conflitto Russia – Ucraina
Proprio un giorno prima del summit, con tempismo perfetto, il presidente russo Vladimir Putin ha presentato le condizioni poste da Mosca per una soluzione pacifica del conflitto, facendo la sua mossa nel grande gioco diplomatico attorno all’Ucraina. In un incontro al Ministero degli Esteri russo, Putin ha indicato le condizioni russe per raggiungere la pace che, tuttavia, non destano sorprese:
- Status neutrale e denuclearizzato dell’Ucraina.
- Riconoscimento internazionale dell’affiliazione russa delle regioni di Crimea, DPR, LPR, Zaporizhzhia e Kherson.
- Demilitarizzazione e denazificazione del paese.
L’unica novità è rappresentata da una precondizione per i negoziati: per avviarli, le truppe ucraine devono ritirarsi dalle repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, nonché dalle regioni di Kherson e Zaporizhzhia.
“Non appena Kiev si dichiarerà pronta per tale decisione e inizierà un vero e proprio ritiro delle truppe, oltre a notificare ufficialmente il loro rifiuto di aderire alla NATO, la nostra parte ordinerà immediatamente il cessate il fuoco e avvierà i negoziati”, ha detto Putin.
Zelensky ha definito le condizioni del Cremlino “un ultimatum”
“Nessun Paese accetterebbe mai i termini vergognosi di Putin”… “Invito la Russia a prestare ascolto al messaggio della comunità internazionale; a rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina“ dice la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
“La pace non significa resa, come Putin sembra suggerire”, ha ribadito Giorgia Meloni rivolgendosi a tutti i delegati. “Confondere la pace con la soggiogazione – argomenta – sarebbe un pericoloso precedente per tutti. L’Italia ha sempre fatto la sua parte e non ha intenzione di voltare le spalle, ma dobbiamo unire tutti i nostri possibili sforzi per aiutare l’Ucraina a guardare al futuro ed è quello che abbiamo fatto al G7”.
Per ora, quindi, la fine del conflitto sembra ancora molto lontana perchè le posizioni delle parti non si incontrano, ma già il fatto di sentire la parola “pace” così spesso in questi giorni è un buon segno.
Continueremo a seguire gli sviluppi sperando in una risoluzione pacifica.
Anche in una situazione geopolitica instabile bisogna sapersi orientare e muovere.
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